LA TORRE MEDIEVALE DI PONTELANDOLFO

Descrizione

Maestosa ed imponente Torre Medioevale del XII secolo fatta erigere dai Gambatesa. Si erge dal suolo per 21 metri. Le mura di base hanno uno spessore di metri 4,50 e s’innalzano a scarpa sopra un cerchio di base di 14 metri di diametro. Un anello di pietra bruna separa le mura di basamento con le mura soprastanti, che si innalzano in forma perfettamente cilindrica per uno spessore di metri 3,00. Tale cordone, tagliandola orizzontalmente, la distingue in due parti. L’inferiore comprende due vani: uno spazioso, chiuso tra il basamento e una volta di pietre, era adibito a uso cisterna, da cui, per un foro scavato nel muro dal lato sud-ovest, si attingeva l’acqua per il bisogno degli assediati; l’altro, dell’altezza d’un uomo, interposto tra la volta della cisterna e il pavimento superiore, diviso in quattro settori eguali, serviva per conservare le munizioni. La parte superiore, poi, chiusa pure da una volta di pietre, era separata da un assito in due piani, che comunicavano per mezzo di botole. Serviva come difesa vera e propria del Castello di cui sono presenti ancora i resti con mura ad impianto poligonale e torrette di avvistamento.

Nella prima metà del sec.XIX, venduto il castello dal principe di Colobrano al dott. Gaetano Maria Perugini, furono nella torre eseguite parecchie costruzioni: sul terrazzo venne alzata una torretta, si aprirono, in direzione della cisterna una porta dal lato del giardino, due balconi al secondo piano ed uno al primo, e si scavò nelle mura una scala che conduce fino alla torretta. Alla torre si accedeva dall’interno del castello mediante un ponte levatoio, il quale, partendo dalle mura del fabbricato che le si alzava di fronte, calava sulla soglia del finestrone che guarda a mezzodì, di forma rettangolare, dalle spallette di pietra oscura, la cui costruzione è coeva alle mura della torre. Nel 1134 un castello già da qualche secolo dominava sul territorio di Pontelandolfo, in cui si incrociavano le vie provenienti dagli Abruzzi e dal Molise, dalla Capitanata, dal Beneventano e dalla Terra di Lavoro. Ma solo dopo che i passaggi dell’esercito di Carlo d’Angiò nel 1266 e di quello di re Luigi d’Ungheria nel 1348, ebbero additata l’importanza strategica del luogo, i feudatari, per meglio fortificarlo, costruirono questa torre dalle poderosa mura, che tuttora si ammira. D’altra parte, non poté essere edificata prima della seconda metà del XIV secolo, perché, se ciò fosse avvenuto, Carlo Artus, che acquistò il castello nell’anno 1341, quale capitano valoroso che tanto teneva alle cose del reame, non avrebbe avuto il gusto di alienarlo quattro mesi dopo l’acquisto. E neppure si può ammettere che sia stata costruita prima della metà del XV secolo: infatti, l’applicazione della polvere alle armi da sparo, allontanando gli assedianti dalle mura, avrebbe consigliato un sistema diverso di fortificazione.

Informazioni utili

Guida per il visitatore.

Superato l’ampio portone, sul cui arco si nota inciso lo stemma dei Carrafa, notiamo il muro a circuito poligonale, saldamente costruito sulle rocce, che racchiude un giardino spartano e l’ingresso alla Torre. A sinistra dell’ingresso vi è una cappellina gentilizia, mentre il restante spazio interno è abbellito da aiuole e residui di spoglio di vario genere: frammenti di portali antichi, iscrizioni e busti in marmo ed in pietra.
La Torre è alta 21 metri, il basamento delle mura sono larghe 4,50 metri , Costruite a scarpa su un diametro di 14 metri. Di forma perfettamente cilindrica essa è divisa in due sezioni principali ben riconoscibili. La prima è delimitata da un cordone in pietra bruna; la seconda raggiungendo i merli chiude la parte essenziale della costruzione medioevale.

La prima sezione comprende due vani : uno spazioso, chiuso tra il basamento ed una volta in pietre, era adibito a cisterna . Infatti da un’apertura, nel muro dal lato sud- ovest, si attingeva l’acqua per i bisogni degli assediati.
L’altro vano, ad altezza umana, interposto tra la volta della cisterna ed il pavimento superiore, era diviso in quattro settori uguali e serviva per conservare le munizioni .

La seconda sezione, chiusa da una volta in pietre, era separata da un assito a due piani a cui si accedeva attraverso delle botole. Una grossa cornice di pietra limita il vecchio edificio; su di essa un tempo esisteva la merlatura da cui i difensori tiravano frecce, pietre e con i piombatoi versavano pece ed olio bollente sugli assedianti.

Si può desumere che alla torre si accedeva dall’interno del castello mediante un ponte levatoio, che, partendo dalle mura del fabbricato poste di fronte, calava sulla soglia del finestrone che guarda a mezzodì.
Le riparazioni e le aggiunte rendono difficile una più minuziosa descrizione del fabbricato.
Infatti nella prima metà del XIX secolo il proprietario dott. Gaetano M.Perugini, fece eseguire massicci interventi strutturali: la merlatura fu innalzata aggiungendo una torretta ; fu aperta, nella cisterna, una porta dal lato del giardino ; furono aperti due balconi uno al primo e l’altro al secondo piano ; eliminate le botole, fu scavata una scala nelle mura per raggiungere i piani e la sommità della torre.

La tradizione orale riporta l’esistenza, all’interno della Torre, di un passaggio segreto che conduceva fuori dell’abitato. Certamente qualche cunicolo poteva esistere, all’interno della Torre o del Castello, per consentire agli assediati, in caso estremo, di fuggire dalla fortezza, ma la sua ubicazione non è stata mai trovata ed accertata.

Nella seconda sezione due stanze con balconi: uno prospiciente sul giardino e l’altro permette la bellissima veduta della Piazza e del Viale dell’Impero che si allunga verso il bivio di S. Donato .

Le stanze sono abbellite da una armatura medioevale, letti e cassapanche antiche con arredi d’epoca e documenti storici dell’Unità d’ Italia. Arrivati alla sommità si potrà ammirare il panorama e la veduta dei paesi circostanti quale Casalduni, Paupisi e Benevento.

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