I BRIGANTI DI PONTELANDOLFO E CASALDUNI

Descrizione

Paesaggi naturali molto riposanti sono quelli offerti dal territorio di Pontelandolfo, completamente circondato da boschi. Nel centro storico sono assolutamente da vedere la maestosa Torre Medievale e il Tempio dell’Annunziata Antica, ex Chiesa dell’Annunziata del 1400, costruita sulle mura di cinta del castello. Poco più avanti, ormai a confine tra il territorio del fiume Tammaro e del fiume Titerno, in una suggestiva zona ricca di ulivi, di viti e di castagne si trova il comune di Casalduni. Il suo scenografico centro abitato degrada il forte declivio sulle estreme pendici orientali del massiccio del Matese. Per il suo borgo antico e per il suo Castello, completamente recuperato, merita una visita approfondita, soffermandosi anche sulle prelibatezze dell’enogastronomia. Il “paese delle chiese e dei briganti”, così è stato definito un tempo Casalduni sia per i suoi diversi luoghi di culto che la presenza di bande di briganti.

I fatti che hanno segnato la storia del comune si collocano nel clima arroventato dei rivolgimenti politici connessi alle imprese risorgimentali che si erano concluse nel Sud con la spedizione garibaldina. Dopo le imprese di Garibaldi, ad inizio del 1861 si riunisce a Torino per la prima volta, il Parlamento Italiano, che sancisce l’unificazione italiana, nonostante l’Italia non era ancora di fatto unita. Il divario economico e sociale tra Nord e Sud si manifestò sin dai primi tempi dell’unità ed esplose ben presto con il fenomeno del brigantaggio, che investì l’intero Meridione d’Italia tra il 1861 e il 1865.
Ma non vi sono elementi storici atti a convincere che Pontelandolfo si fosse posta – ruolo invero inadeguato alla sua entità di modesto e pacifico centro agricolo – come forza sabotatrice del nuovo assetto istituzionale. Era invece un paese di gente onesta e pacifica: contadini la maggior parte, incolti e ignari di ogni problema che fosse estraneo al lavoro; e artigiani, commercianti, intellettuali, la parte più esigua che abitava il centro abitato. Si potrebbe provare, infatti, che veri e propri fautori borbonici Pontelandolfo non ne aveva; quelli che tenevano desta la propaganda antirisorgimentale erano elementi estranei che scorazzavano indisturbati sulle montagne. Per questo sono nel giusto coloro che indagando sulle inspiegabili ragioni dell’inconsulta quanto feroce aggressione inflitta a Pontelandolfo ne ravvisano le spiegazioni nella situazione topografica che faceva ritenere il paese una pericolosa posizione strategica da doversi colpire.

Pontelandolfo fu colpita inesorabilmente dal 7 al 14 agosto 1861, mentre altri massacri si consumavano nella vicina Casalduni: le truppe piemontesi saccheggiarono questi poveri borghi di contadini, la guerriglia violentava e uccideva chiunque incontrava, fino a dare alle fiamme il centro abitato.

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